Zampe di leone e becco di uccello, il Grifo fu collocato alla sommità del timpano dell’abside, nel luogo più sacro della cattedrale pisana, forse fin dalle origini.
Per secoli il grande bronzo, di manifattura ispano-araba del periodo Taifa (1031-86), probabile frutto della spedizione vittoriosa dei Pisani sui Saraceni alle Baleari, ha rivolto il suo sguardo verso oriente.
Ricoverato nel 1828 nel nascente museo civico pisano, allestito da Carlo Lasinio nelle gallerie del Camposanto, il Grifo costituisce oggi il nucleo islamico della collezione del Museo dell’Opera del Duomo, una delle tre anime, insieme alla bizantina e alla classica, da cui ha preso vita lo stile distintivo della città, il romanico pisano.
La copia in cemento fu posizionata dalle Maestranze dell’Opera nel 1934, a sostituire una croce che per circa cento anni aveva preso il posto dell’animale apotropaico, e lì è rimasta fino ad oggi.
Nel 2015 sono ancora le Maestranze dell’Opera a guidare questa ardita sostituzione: fedele copia dell’originale, di nuovo, un Grifo bronzeo volge il suo sguardo misterioso verso oriente.