Camposanto

Cenni storici

Il Camposanto è stato l’ultimo monumento a sorgere sulla Piazza del Duomo e la sua lunga parete marmorea ne delimita il confine settentrionale definendola compiutamente. Fu fondato nel 1277 per accogliere le tombe fino a quel momento disseminate attorno alla Cattedrale. Nelle intenzioni dell’Arcivescovo Federico Visconti l’edificio avrebbe dovuto essere un luogo “ampio e decoroso, appartato e chiuso”. Nasce così una delle più antiche architetture medievali cristiane destinate al culto dei morti.
Inizialmente i sarcofagi furono collocati nello spazio centrale scoperto che, secondo la tradizione, accoglie come un grande reliquiario la terra santa portata dalla Palestina al tempo della II crociata (1146). Sotto il pavimento dei corridoi laterali trovano posto più umili sepolture.

Gli affreschi

Nel corso del Trecento le pareti interne si animarono di meravigliosi affreschi incentrati sul tema della Vita e della Morte, realizzati da due grandi artisti dell’epoca, Francesco Traini e Bonamico Buffalmacco, i quali misero in scena le prediche declamate in città dal domenicano Cavalca, ma anche le spaventose visioni della Commedia di Dante, riferimento evidente soprattutto nel Trionfo della Morte e nel Giudizio Universale, entrambi dipinti dal Buffalmacco noto anche come protagonista di alcune novelle del Boccaccio. Il ciclo procede nell’avanzato Trecento con le Storie dei Santi Pisani di Andrea Bonaiuti, Antonio Veneziano e Spinello Aretino e con Storie dell’Antico Testamento, iniziate lungo la parete settentrionale da Taddeo Gaddi e Piero di Puccio e concluse alla metà del Quattrocento dal fiorentino Benozzo Gozzoli.

‘IL TRIONFO DELLA MORTE’
L’affresco più importante e meglio conservato è stato ricollocato nella sua posizione originale dopo una lunghissima storia di restauro

I monumenti sepolcrali

Dal Cinquecento il Camposanto accoglie i sepolcri dei più prestigiosi docenti dell’Ateneo Pisano e dei membri della famiglia dei Medici, che allora dominava la città, cui alludono anche i personaggi delle scene bibliche affrescate sulle pareti brevi. Il monumento si avvia a diventare il Pantheon delle memorie locali: non solo di persone e famiglie, ma anche del glorioso passato classico e medievale di Pisa.

Un museo archeologico

Comincia quindi a delinearsi la vocazione museale dell’edificio con l’inserimento nelle pareti di epigrafi romane e lo spostamento nei corridoi dei sarcofagi, considerati adesso preziosi documenti di storia e arte. Tale vocazione si afferma definitivamente agli inizi dell’Ottocento, quando il Camposanto diventa uno dei primi musei pubblici d’Europa. Negli stessi anni in cui per decreto napoleonico molte opere d’arte vengono sottratte agli enti religiosi e condotte in Francia, Carlo Lasinio, nominato Conservatore del Camposanto dalla regina d’Etruria Maria Luisa, raccoglie tra le pareti affrescate sculture e dipinti che si trovavano in chiese e conventi cittadini soppressi. A queste opere se ne aggiungono altre provenienti dalla Cattedrale e dal Battistero, insieme a reperti recuperati nei locali siti archeologici e sul mercato antiquario. Allo stesso tempo continuano a essere eretti nei corridoi ribattezzati gallerie, monumenti celebrativi e funebri dedicati ai personaggi pisani più importanti.