All’inizio del 2021, proclamato anno di Dante nella ricorrenza del settimo centenario della morte del poeta, non poteva mancare quest’omaggio ‘indiretto’ che pone al centro dell’attenzione l’«alto Arrigo», il «mundi rex et Dei minister» nel quale Dante riponeva le sue speranze di pace.

È un omaggio che affonda le radici in un altro settecentenario, quello della morte di Enrico VII a Buoconvento il 24 agosto 1313, anniversario che Pisa – città tra le principali sostenitrici dell’imperatore per impegno politico, finanziario e militare, luogo in cui Enrico si trattenne più a lungo nel suo itinerario italiano, finendo col tornarvi e col restarvi anche dopo la morte – ha celebrato con un convegno internazionale svoltosi nell’ottobre 2013. Fu per quell’occasione, grazie al forte interesse della comunità scientifica, che venne decisa l’apertura del sarcofago in cattedrale per effettuare la ricognizione della cassa lignea contenente i resti mortali dell’imperatore.

Il risultato straordinario dell’operazione, complessa tanto per i risvolti istituzionali quanto per le oggettive difficoltà di movimentazione di quintali di marmo, è oggi sotto gli occhi di tutti e rappresenta una novità assoluta nel nuovo percorso espositivo del Museo dell’Opera del Duomo. Le insegne del potere imperiale, già citate nei verbali di due precedenti ricognizioni, sono tornate a brillare dopo il restauro curato da Mirco Bassi, delle maestranze dell’Opera della Primaziale; e i «frammenti di tessuto» ivi ricordati si sono trasformati nel prezioso drappo di manifattura spagnola, eccezionalmente pervenuto integro nelle sue dimensioni di cm 320 x 120.

A illustrare le insegne – corona, globo, scettro – prodotte ex novo per le esequie dell’imperatore da una bottega orafa pisana sarà lo storico dell’arte medievale Marco Collareta, mentre il drappo, un unicum nel suo genere, verrà presentato da Moira Brunori, che ne ha seguito le vicende dall’estrazione dalla cassa al restauro e alla musealizzazione.