Museo delle Sinopie

CENNI STORICI

Il ‘rovescio’ dell’affresco

Destinata a rimanere celata sotto l’opera compiuta, la ‘sinopia’ rappresenta l’unica preziosa testimonianza grafica dell’artista, dato che gli esemplari di disegni su carta o pergamena che sono giunti a noi dal medio evo sono molto rari. La sinopia è la prima fase di realizzazione dell’affresco, è il disegno tracciato sul primo strato di intonaco stendendo a pennello un pigmento rosso, la terra di Sinòpe, mescolato ad acqua: è con questo composto che i Maestri impegnati a ‘narrare’ le storie dell’Antico e Nuovo testamento sulle pareti del Camposanto pisano fissarono le loro idee, tracciarono le scene, delinearono i personaggi e i dettagli dando loro corpo con il chiaroscuro.

Le sinopie conservate in questo museo rappresentano quindi i disegni preparatori delle vaste composizioni pittoriche eseguite ad affresco sulle pareti del Camposanto. Qui si possono ammirare e confrontare lo stile di Bonamico Buffalmacco, l’autore del famoso Trionfo della Morte, di Taddeo Gaddi, di Pietro di Puccio da Orvieto, che iniziò il ciclo raffigurante le Storie del Vecchio Testamento, portato a termine da Benozzo Gozzoli: il più ampio ciclo di grafica tre – quattrocentesca fino ad oggi conosciuta.

Il recupero delle sinopie

Una collezione unica al mondo quella di Pisa, venuta alla luce in seguito a un disastroso evento, il fuoco divampato nel Camposanto sotto i bombardamenti della II guerra mondiale. Ciò rese necessario il distacco degli affreschi dall’intonaco per poterne recuperare vaste porzioni, quelle risparmiate dall’incendio, e dare inizio al loro restauro. Fu proprio lo ‘strappo’ della pellicola pittorica che permise di svelare le sinopie, la parte occultata dell’affresco che, con la stessa tecnica dello ‘strappo’, fu asportata dalle pareti del Camposanto e dal 1979 ospitata nell’attuale museo.

L’EDIFICIO

Sorto probabilmente nell’area di un preesistente spedale, l’edificio che oggi ospita le sinopie, denominato anche Spedale della Misericordia e infine di Santa Chiara, fu progettato da Giovanni di Simone, il cui nome è noto per aver condotto i lavori del primo cantiere del Camposanto Monumentale. L’architetto realizzò in laterizio, dal 1257 al 1286, la chiesa e la grande aula rettangolare del Pellegrinaio degli Infermi, una struttura di assistenza per i poveri, i pellegrini ed i malati, chiusa in alto da imponenti capriate lignee e decorata all’interno con un finto rivestimento marmoreo bicromo. Dopo quasi sette secoli, ormai esaurita la funzione ospedaliera, la lineare e vasta struttura architettonica del Pellegrinaio è stata interessata da un primo intervento di restauro, progettato negli anni ’70 dagli architetti Gaetano Nencini e Giovanna Piancastelli, e poi, nel 2005, da un nuovo allestimento che integra oggi il percorso museale con un’area destinata all’informazione e alla comunicazione.